21 aprile 2018
MAON, Museo d’arte dell’Otto e Novecento di Rende (CS)
21 aprile 2018, orre 18:30
JANO SICURA
MÀTAKSA
a cura di Tonino Sicoli e Tommaso Evangelista
sculture, installazioni e disegni di un artista siciliano di nascita ma di formazione tedesca
Al MAON, Museo d’Arte dell’Otto e Novecento di Rende (Cs) si inaugura il 21 aprile 2018 alle ore 18:30 la mostra “JANO SICURA / Màtaksa” a cura di Tonino Sicoli e Tommaso Evangelista, che presenta sculture, installazioni e disegni di un artista siciliano di nascita ma di formazione tedesca.
Nato a Ferla (SR) nel 1950, Sicura si è trasferito in Germania all'inizio degli anni 70, dove ha studiato presso la "Free Art School" di Stoccarda e più tardi all'Accademia di Belle Arti di Karlsruhe. Ha ottenuto borse di studio dalla città di Filderstadt/BadenWurtternberg, dall'Accademia di Belle Arti di Karlsruhe e, in Italia, da "Villa Romana" a Firenze. Ha iniziato a lavorare con varie collaborazioni e scambi culturali tra associazioni italiane e tedesche come il "Goete Institute" e "The Italian Cultural Institute" di Stoccarda.
“Sicura – scrive Tonino Sicoli - elabora installazioni di matasse, fili, contorsioni, neo-oggetti, aggregazioni di forme plastiche e segni su carta a rendere interagenti il bidimensionale e la spazialità. C’è una dolce precarietà strutturale in queste opere disegnate nell’aria e sulle superfici a rappresentare soffici distretti in campi indefiniti, fra schegge in sussulto e movimenti contenuti. Si tratta di calligrammi astratti, svolazzi, che fissano tracciati tubolari, minuti e ritmici, con andamenti attorcigliati, grumi di nero, nodi e occhielli filiformi dalla sensualità latente. Nastri e tondini si impennano in strutture minimali, che si librano nell'etere e nello spazio concettuale della scultura negata, pensata. Sulla scia di un percorso condotto dalla mano e dalla mente, questi oggetti di lieve materia, che simula steli e rami di una natura artificiale, breccia su un mondo di forme meta-organiche, ameboidi, geneticamente riconducibili alle cellule filamentose. Forme di vita e artificio di trucioli, che si trasformano in organismi-accumuli dalle sembianze primitive. Piccole silenziose grafie di una disseminazione variegata di cerchi, poligoni irregolari, ricci marcati scrivono palinsesti visivi di un testo scenografico. Scritture da attraversare e da percepire nel ritmo di una configurazione senza compiutezza, che apre ad un viaggio fra cespugli di non-sense.”
Spiega Tommaso Evangelista: “I lavori di Jano sono estreme astrazioni dinamiche, non lineari, vitalizzate da una carica gestuale esasperata nella sua tendenza circolare e centrifuga. La visualizzazione, negli schizzi, di un movimento di torsione e nevrosi segnica dall’alto funzionamento simbolico, si trasforma in costruzioni plastiche precarie e frammentate impostate sulla dimensione aperta e autonoma della concatenazione e dell’intrecciatura. L’oggetto crea il vuoto e specifica per sé stesso la direzione di un personale agire monumentale e minimo. La tensione espressiva - segnica e attiva - determinata dallo scheletro costitutivo della materia plasmata che si irradia con singolare intensità nello spazio circostante, ora disposta in monadi, ora in nuclei più complessi in dialogo sul limite della rappresentazione, trasmette un’energia oscura, pulsante come da un mondo sub-atomico, plasticamente espanso e riassorbito in frammenti ridotti e leggeri.
Attraverso un assemblaggio complesso le strutture di Jano, autosufficienti ed ermetiche, scompongono in maniera caotica i piani e, utilizzando soprattutto i vuoti e il negativo, definiscono prominenze complesse, rilievi mobili carichi di assembramenti molecolari. Rifiutando la continuità formale, sostituita da una sensazione continua di frattura, l’artista sviluppa una scultura impostata sul principio della sospensione, applicando al segno una forza centrifuga che disarticola le composizioni e sloga gli assemblaggi.
Tale energia plastica, senza punti focali né centri simmetrici, emersa da un’inedita trama gravitazionale, conduce all’elaborazione di elementi sottili, disgiunti e messi in torsione a formare architetture aperte, con andamenti fratturati e curviformi, e individua una straordinaria trazione spaziale di estrema leggerezza che contrasta con la greve fisicità del materiale.”
La mostra, che resterà aperta fino al 26 maggio 2018, è organizzata dal Centro “A. Capizzano” di Rende, col patrocinio del Comune di Rende, del Comune di Canicattini Bagni (Sr), del Centro Alpeh di Lamezia Terme e dell’Associazione L’Arco e la Fonte di Siracusa.