20 gennaio 2018
MAON, Museo d’arte dell’Otto e Novecento di Rende (CS)
21 aprile 2018, orre 18:30
Nel Centenario della Nascita.
1918-2018 - ROTELLA VS DADA
DA DUCHAMP E MAN RAY AL NEW DADAISMO
a cura di Tonino Sicoli
Nel centenario della nascita di Mimmo Rotella (1918-2018), uno dei maggiori artisti italiani del Novecento, considerato con i suoi décollage un innovatore dei linguaggi dell'arte contemporanea, al MAON, Museo d’Arte dell’Otto e Novecento di Rende (Cs) si inaugura il 20 gennaio 2018 alle ore 18:00 la mostra “ROTELLA VS DADA - Da Duchamp e Man Ray al New Dadaismo” a cura di Tonino Sicoli, che presenta una nucleo importante di opere poco note del maestro, messe a confronto con una selezione di opere di autori dadaisti, a dimostrazione dei legami con un filone culturale fra i più rivoluzionari delle avanguardie storiche.
L’evento, che è l'ottava edizione delle Mostre Annuali del Centro Capizzano – MAON, rientra fra i progetti PAC 2014-2020 della Regione Calabria.
La figura di Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano, 2006) è legata prevalentemente alla Pop Art, alla quale vengono riferite le immagini pubblicitarie, soprattutto quelle di Marilyn Monroe, che assieme ai ritratti eseguiti da Andy Warhol, sono diventate icone del nostro tempo.
Ma la sua storia e il suo percorso di ricerca partono, in verità, molto prima della Pop Art americana, almeno con dieci anni d’anticipo. I primi décollage di Rotella, “rubati” dai muri di Roma, sono infatti del 1953-54, dopo il suo viaggio a Kansas City (1952) e dopo aver abbandonato un periodo di geometrismo. Rotella praticava una ricerca basata sui ready made, cioè oggetti prelevati dalla realtà e trasformati in opere d’arte con l'attribuzione di un nuovo senso dato dal contesto dell’arte e nuovi significati veicolati dai nuovi linguaggi visivi.
L’operazione rotelliana è concettualmente più vicina alla provocazione dei dadaisti degli anni Dieci-Venti che non al recupero dell’oggetto consumistico e pubblicitario dei pop-artisti anche se le analogie formali lo hanno messo in sintonia con l’estetica contemporanea della fotografia pubblicitaria, della propaganda e dell’immagine di una cultura di massa sempre più dilagante. Il prelievo di oggetti o pezzi di immagini compiuto da Rotella nella metà degli anni Cinquanta, per tanti versi, è più vicino ai ready made di Marcel Duchamp e degli artisti dadaisti con la loro maniera primitiva e “infantile” (da cui il termine “dada”, sorta di balbettio non-sense dell'espressione pre-verbale dei bambini) che non all’elaborazione dei nuovi linguaggi dei media, più tipici di un mondo tecnologico e basato sull’ipercomunicazione.
Mimmo Rotella è l’interprete di questa condizione umana e intellettuale dalle radici dadaiste, tanto è vero che i primi collegamenti nel mondo dell’arte li ha avuti con il Nouveau Rèalisme, fondato dal critico francese Pierre Restany, che proprio nel 1960 raggruppa artisti come Klein, César, Spoerri, Arman e Christo e nel 1961 organizza a Parigi la storica mostra, dal titolo significativo “À 40° au-dessau de Dada”.
Nel 1964 Rotella incontra Marcel Duchamp e Man Ray. A parte i décollage, Rotella e i new dadaisti - come venivano chiamati da Restany in quegli anni - realizzano opere di assemblaggio, con oggetti da rigattieri, tappi di bottiglia, corde, piatti, bicchieri, bottiglie, residui di confezioni, pezzi meccanici, materiali d’uso quotidiano, lamiere accartocciate, imballi, materie plastiche, ecc. Rotella, in particolare, crea degli objet, dei piccoli monumenti a sé stesso, utilizzando oggetti che portano il suo nome (la rotella del geometra, la conchiglia rotella, la rotella di liquirizia….) sistemandoli su basi e firmandoli solamente, riappropriandosi di una loro valenza identitaria basata sul cambiamento di senso e di contesto fattuale. L’apologia del nichilismo estetico fa del concetto e dell’azione i protagonisti delle nuove correnti: dall’Azionismo al Concettualismo minimalista e poverista, da Fluxus al Nouveau Réalisme. Rotella vive questo passaggio epocale, di messa in discussione di tutto, di rifiuto del convenzionalismo e degli stereotipi di una cultura sempre più di massa e meno intellettuale.
Il suo approccio ad un presente complesso e contraddittorio ne fa un personaggio dialettico, trasversale e controverso. Anche i generi espressivi vengono mischiati in un superlinguaggio, in una performance verbo-visiva-sonora fatta di allitterazioni, gestualità, mimica, sonorità e ritmi, che fanno dell’arte una zona di confine, in una babele semiologica ma ricca di evocazioni, suggestioni, scompigli verbali, azioni interattive, messe in scena, con provocazioni visive, letterarie e musicali.
Le poesie epistaltiche inventate da Rotella nel 1949, scritte e recitate, sulla scia delle tavole parolibere futuriste, dei calligrammi di Apollinaire e dei poemi dadaisti infrangono gli schemi tradizionali delle arti separate e di una scrittura esplicativa e da racconto.
La mostra, che resta aperta fino al 31 marzo 2018, è organizzata dal Centro “A. Capizzano” di Rende, col patrocinio del Comune di Rende, del Comune di Catanzaro, in intesa, fra gli altri, con Matera Capitale Europea della cultura 2019, grazie anche al Rotella Institute e alla Fondazione Mimmo Rotella.